31 Dic UN CAPODANNO SPECIALE
Incuranti del cattivo tempo, in undici ci siamo recati a Civita con la certezza che avremmo trascorso un intimo e piacevole S. Silvestro, rallegrato dalla presenza di due dolcissimi giovanotti dei sette anni. Dopo una passeggiata nell’incantevole borgo -piccolo mondo antico a noi tanto distante per ritmi e cordialità-, grazie all’impeccabile organizzazione di Flo abbiamo approntato una tavola imbandita e curata come nelle grandi occasioni e gustato un cenone luculliano. La mezzanotte è arrivata fin troppo velocemente, allietata dagli immancabili “botti”, ufficialmente per la gioia dei bambini presenti, ma anche di chi li aveva comprati.
Nel prosieguo della serata non ci siamo fatti mancare la frutta ed i dolci di rito, nonché l’assaggio di ben otto particolarissime grappe (ginepro, genziana, prugna, ciliegia, ecc.) che il buon Carlo ci ha offerto non si sa se per mostrarci la sua maestria, o per attentare alla nostra salute, cercando di farci ubriacare in massa, tant’è che ci siamo scordati di stappare lo spumante che aveva portato Piero, il nostro associato londinese di adozione.
Il mattino dopo fortunatamente nessun mal di testa ed il tempo era pure migliorato, per cui dopo un’abbondante colazione autogestita, abbiamo raggiunto Colle Marcione per iniziare la nostra escursione con l’intento di raggiungere la “Fontana del Principe”.
La nebbia che avvolgeva il bosco col suo tappeto di erba e di muschio dava un tocco magico al paesaggio e sembrava che potessero comparirci dinnanzi degli elfi.
Questo cammino incantato ci vedeva uniti nella fiducia che lì avremmo trovato gesti, atteggiamenti, silenzi, parole che ci avrebbero fatto abbandonare la negatività, la fretta, recuperando ritmi più umani e più giusti, consentendoci di riappropriarci della profondità del nostro essere.
Giunti al “Piano del ratto grande” abbiamo deciso di tornare indietro, un po’ per la nebbia sempre più fitta, un po’ per poter raggiungere da Civita il “Ponte del Diavolo” per consentire a me e mio marito di poterlo attraversare. Dopo quest’ultima tappa ci aspettava nuovamente un lauto pranzo, impreziosito dal ragù misto e dalle “brasciole” della nostra socia Rosanna che la sera precedente non avevano ricevuto gli onori che meritavano e, dopo aver tutti ringraziato Rosanna La Cattiva, proprietaria del Nido d’aquila, ce ne siamo andati da Civita col desiderio di farvi presto ritorno, magari per un periodo più lungo.
Mara Maggi
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