25 Apr 25 – 28 APRILE: CALABRIA “PARCO NAZIONALE DELL’ASPROMONTE”
E’ stata una vacanza perfetta, quella appena trascorsa, breve, ma intensamente vissuta.
Anche se il meteo dava instabilità su tutta l’Italia, noi siamo partiti ugualmente, dirigendoci verso l’estremo sud della Calabria dove sicuramente avremmo incontrato il sole. E così è stato!!!
Quattro giorni dalla mattina alla sera alla scoperta di quel lembo di terra chiamata Calabria grecanica: dai monti fino al mare, navigando per la fiumara Amendolea, abbiamo goduto dall’alto dei ruderi del Castello Ruffo, fortezza medievale con un ruolo altamente strategico in quanto in epoca storica costituiva il confine tra Locri e Reggio, lo spettacolo di una natura ancora intatta.
Siamo alle falde del Parco Nazionale dell’Aspromonte, uno dei parchi nazionali europei più giovani, situato tra il mar Tirreno ed il mar Jonio. Il suo nome Aspromonte, che significa “bianco monte”, risale alle popolazioni greche della costa ionica che erano soliti ammirare le candide formazioni montuose del massiccio.
Dalla vetta del Montalto 1955 m s.l.m., si può ammirare in tutta la sua bellezza lo Stretto di Messina. Ed è proprio lo Stretto di Messina che è apparso ai nostri occhi quando, il primo giorno, abbiamo ripercorso lo spettacolare “Sentiero del Trecciolino”, da Palmi a Scilla, un sentiero che taglia a mezzacosta il monte Sant’Elia, estremo crinale aspromontano a picco sul mare.
Incastonata, a metà percorso, la perla della costa viola “la Cala Janculla”, solitaria e inaccessibile.
Abbiamo percorso sentieri, paesi, abbiamo incontrato gente con la voglia di parlare, di riscattare un disagio vissuto troppo a lungo, di condividere con noi le loro speranze, i loro progetti, solo per comunicare al mondo che quelle montagne chiamate Aspromonte, non fanno più paura e che non sono tanto lontano da quell’Italia che le ha più volte dimenticate lasciandole al proprio destino.
Un destino che ci ha portato a percorrere solo una tappa da Bova ad Amendolea, del “Sentiero dell’Inglese”, un itinerario percorso nell’estate del 1847 dal paesaggista viaggiatore inglese Edward Lear, che nel suo libro “diario di un viaggio a piedi”, lo descrive come un viaggio tra i più semplici ed anche tra i più economici effettuati. Un’esperienza che lo colpì molto per la scoperta di luoghi ricchi di storia e di villaggi siti in luoghi quasi inaccessibili; per la vegetazione, per i panorami, per la cordialità e la semplicità delle persone, un viaggio che è rimasto nel cuore anche a noi e che ci auguriamo di ripercorrere nel tempo…
Ma non finisce qui perché tra i paesi che abbiamo visitato c’è Bova, non solo uno dei borghi più belli ma uno dei 21 gioielli più belli d’Italia. Siamo nel centro della grecità calabrese ad un’altezza di 825 m s.l.m., tra viuzze e piazzette in pietra, una naturale isola pedonale. Qui la natura la fa da padrona, il ritmo della vita è ancora segnato dalle stagioni e dalle ricorrenze, e il silenzio di questi luoghi dona pace e tranquillità a coloro che vivono il caos della vita moderna.
E poi cosa dire della bella Reggio Calabria con i suoi Bronzi di Riace e con il suo lungomare, come lo definì G. D’Annunzio “il chilometro più bello d’Italia”.
Risalendo la costa ionica ci siamo fermati ad ammirare le lunghe e belle spiagge, dove Enzo ha approfittato per fare una nuotata, sostando poi a Brancaleone nel centro Tartanet dove, il bravo Filippo, ci ha illustrato e spiegato l’importanza del centro, mirato al recupero e alla cura degli esemplari della tartaruga marina “Caretta caretta”, catturati accidentalmente durante la pesca professionale e nel monitoraggio dei siti di nidificazione.
I Centri, completi di studio veterinario sono attrezzati con sala operatoria, apparecchio a raggi x, camera oscura, microscopio e vasche per la degenza per le tartarughe da riabilitare.
Una volta guarite e marcate con un’apposita targhetta, le tartarughe marine tornano a nuotare in libertà.
E noi liberamente e pieni di entusiasmo per la vacanza perfetta siamo tornati a casa portando con noi il profumo del bergamotto, un agrume dalla forma sferica simile ad un arancio-limone, e con il sapore della sua bibita, che nei quattro giorni di vacanza abbiamo a lungo degustato, in quanto l’agriturismo, dove abbiamo pernottato, produce proprio la bibita al bergamotto.
Un grazie ai nuovi amici Nino, Ugo e Filippo per aver, con la loro accoglienza, gentilezza e disponibilità, reso piacevole un soggiorno, il nostro, in una terra, la Calabria, ancora tutta da scoprire.
Floranna Guglielmi
Anonimo
Pubblicato alle 10:42h, 06 MaggioComplimenti per la ricchezza del tuo articolo. Brava Floranna!
Anonimo
Pubblicato alle 15:32h, 07 MaggioChiunque tu sia…Grazie!